Scalzi in negozi & ristoranti - Club dei NatiScalzi

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Scalzi in negozi & ristoranti

Scalzi? sì! > Livello 10 > Livello 11
Negli USA i nostri colleghi barefooters sono spesso intenti a combattere contro negozi, ristoranti o centri commerciali che espongono il famigerato cartello "No Shirt? No Shoes? No Service!" e rifiutano di farli accedere ai loro locali. Negli USA è legalmente consentito agli esercenti di adottare questa sgradevole politica.
E in Italia? Per fortuna no.
Pubblici esercizi
Per legge (art. 187 del capitolo 15 del Testo Unico delle Leggi di Polizia Urbana) un pubblico esercizio non può rifiutare di servire alcun cliente:
"Salvo quanto dispongono gli articoli 689 e 691 del codice penale, gli esercenti non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo”.
Un pubblico esercizio è un locale aperto al pubblico in cui si svolga un'attività di impresa avente come oggetto la prestazione di servizi al pubblico: ad esempio bar, ristoranti, osterie, alberghi. I legittimi motivi possono essere oggettivi (i tavoli del ristorante sono occupati) o soggettivi (cliente molesto che disturba i presenti): ma non si può allontanare un cliente per via del suo abbigliamento, né prestabilire un "dress code" come possono fare invece i circoli privati.
Via libera quindi agli avventori scalzi!
Ma questa normativa riguardante i pubblici esercizi si estende anche a fattispecie diverse come il commercio al dettaglio (e quindi ai centri commerciali) e all'intrattenimento?
Vendita al dettaglio
Per commercio al dettaglio si intende l’attività di chi acquista merci in nome e per conto proprio e le rivende, su aree private direttamente al consumatore finale. Un commerciante è libero o meno di scegliersi i clienti e decidere a chi vendere i suoi prodotti? Non è libero. L’art. 1336 del codice civile dispone che “L'offerta al pubblico, quando contiene gli estremi essenziali del contratto alla cui conclusione è diretta, vale come proposta". In altre parole chi propone un prodotto in vendita esponendone il prezzo, come d'obbligo, deve essere poi disposto a venderlo a chiunque sia pronto a pagarlo. Non spetta al negoziante (e neanche alla guardia giurata del centro commerciale) eccepire sull'abbigliamento dei clienti: le valutazioni riguardo alla "pubblica decenza" spettano alle forze dell'ordine.
Ad alcuni di noi pur tuttavia è capitato di essere fermati all'ingresso di un supermercato da zelanti commessi o vigilanti per "motivi di sicurezza".
Alcuni citano un "regolamento interno" (così interno che non sono in grado di mostrarlo), altri fanno riferimento alla responsabilità del negozio in caso di incidenti ("e se cade la bottiglia dell'olio come facciamo con le schegge?"). Pare una preoccupazione eccessiva. Perché un negozio debba rispondere di un incidente ci dev'essere stata una negligenza da parte del negozio, la negligenza deve essere stata causa dell'incidente, e l'incidente deve aver causato un danno al cliente. Un cliente a piedi nudi non è nelle migliori condizioni per chiedere un risarcimento (a questo riguardo c'è un bell'articolo sul sito di "colleghi" americani che lo conferma).
La verità è che c'è molta impreparazione di fronte ad un evento straordinario come l'arrivo di un cliente scalzo e le risposte non sono prevedibili. Ci è capitato di fare la spesa tranquillamente a piedi scalzi nel punto vendita di una catena ed essere fermati in un altro della stessa catena a pochi chilometri di distanza. Se non siete nel "vostro" supermercato, dove vi siete fatti ormai conoscere, e non avete voglia di discutere portatevi per sicurezza un paio di infradito di scorta. Se invece non avete fretta e ci tenete a fare valere i vostri diritti potere fare come un nostro amico che, fermato all'ingresso di un supermercato, ha chiamato i carabinieri: l'hanno fatto entrare!
Intrattenimento
Riguardo alle discoteche in alcuni locali l’accesso è subordinato al rispetto di alcuni requisiti riguardanti l’abbigliamento, ma anche l’acconciatura dei capelli o la presenza di piercing o tatuaggi, e perfino l’aspetto fisico. E’ legale questo comportamento?  C’è dibattito. Per alcuni la norma riguardante i pubblici esercizi sarebbe applicabile anche ai locali di intrattenimento, e la selezione alla porta sarebbe contraria alla legge. L’interpretazione prevalente, tuttavia, è che la norma sarebbe applicabile esclusivamente ai locali che forniscono dei servizi pubblici essenziali, tra i quali non figurerebbero le discoteche. La selezione all’ingresso rientrerebbe quindi nell'ambito dell’autonomia contrattuale del gestore della discoteca, il quale potrebbe prevedere restrizioni della clientela per esigenze legate all’organizzazione interna e all’immagine del locale purché oggettive e opportunamente segnalate (restano comunque illegittime forme di selezione dei clienti basate su criteri di pura discriminazione come le condizioni fisiche, l’etnia, la religione o il sesso).
Per tutti gli altri locali (cinema, teatri, stadi) non dovrebbero esserci problemi, salvo incontrare qualcuno che si attacca alle solite presunte “questioni di sicurezza".
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